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La spina calcaneare è una delle cause più frequenti di dolore al tallone. Si manifesta spesso con una fitta acuta, soprattutto al primo appoggio del mattino o dopo periodi prolungati in piedi.
Molti la considerano un “osso in più” da eliminare, ma in realtà la spina è una conseguenza, non la causa del problema.

Perché si forma la spina calcaneare

La spina è un piccolo sperone osseo che si forma come risposta a uno stress meccanico cronico. Quando il piede è costretto a lavorare in una condizione di carico scorretto o di trazione anomala della fascia plantare, il periostio reagisce depositando calcio nella zona d’inserzione del tendine.
Il corpo, in pratica, “costruisce” la spina per difendersi.

Questa condizione può essere favorita da:

  • appoggi plantari asimmetrici;

  • retrazione della catena posteriore (polpaccio, ischiocrurali);

  • rigidità o disfunzioni del piede;

  • alterazioni posturali che modificano la distribuzione del carico;

  • scarpe inadeguate o attività su superfici rigide.

La valutazione posturale: capire da dove nasce il problema

Nel mio approccio, la prima fase è sempre la valutazione posturale completa.
Attraverso test mirati, pedana stabilometrica e analisi dell’appoggio, è possibile capire come il corpo gestisce il carico e dove nasce la disfunzione che ha portato la fascia plantare a sovraccaricarsi.

La spina, infatti, è spesso solo la punta dell’iceberg: il vero problema può trovarsi a monte — nel bacino, nelle catene muscolari o perfino in una disfunzione del sistema tonico posturale (occhio, piede, ATM…).

Il trattamento conservativo

L’obiettivo non è “rompere la spina”, ma ridurre l’infiammazione, migliorare l’appoggio e riequilibrare il corpo.
Il percorso di trattamento può includere:

  • tecniche di rieducazione posturale e allungamento della catena posteriore;

  • terapia manuale per liberare le tensioni miofasciali;

  • rieducazione del passo e dell’appoggio;

  • utilizzo di solette posturali personalizzate quando necessario.

Onde d’urto: stimolare la guarigione

Le onde d’urto rappresentano un valido supporto nel trattamento conservativo.
Contrariamente a quanto si pensa, non servono a “rompere” la spina calcaneare, ma a riattivare i processi biologici di riparazione.

Agiscono attraverso due meccanismi principali:

  • angiogenesi, ovvero la formazione di nuovi capillari che migliorano l’ossigenazione e la nutrizione dei tessuti;

  • effetto cavitazionale, che stimola la rigenerazione e riduce la sensibilità dolorosa.

Questi effetti rendono le onde d’urto un ottimo strumento per favorire la guarigione dei tessuti molli e ridurre l’infiammazione cronica, sempre integrate in un piano terapeutico che consideri la causa posturale alla base del disturbo.

Conclusione

Trattare la spina calcaneare significa andare oltre il sintomo.
Solo comprendendo perché il piede è arrivato a infiammarsi — attraverso una valutazione posturale accurata — è possibile impostare un trattamento realmente efficace, duraturo e personalizzato.

Pensi di aver bisogno di una Valutazione Posturale?

Vieni a trovarmi in studio! Insieme andiamo a cercare la causa del tuo dolore, risolvendo il problema alla radice.

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