La fascite plantare è una delle cause più comuni di dolore al tallone o alla pianta del piede. Si manifesta spesso con una fitta acuta al risveglio, al primo appoggio del mattino, oppure dopo periodi di inattività.
Con il tempo può diventare cronica, limitando la deambulazione e riducendo la qualità della vita.
Molti la confondono con la spina calcaneare, ma la fascite plantare è un’infiammazione dei tessuti molli, in particolare della fascia che sostiene l’arco del piede. La spina, se presente, rappresenta una conseguenza secondaria di uno stress cronico sulla fascia.
Cos’è la fascite plantare
La fascia plantare è una robusta banda fibrosa che collega il calcagno alle dita, contribuendo alla stabilità dell’arco e all’assorbimento degli urti.
Quando è sottoposta a sovraccarichi ripetuti o a un appoggio scorretto, si irrita e si infiamma, provocando dolore e rigidità.
Le principali cause predisponenti sono:
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alterazioni dell’appoggio (piede piatto o cavo);
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disallineamenti posturali del bacino o degli arti inferiori;
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scarpe rigide, strette o non adatte;
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aumento improvviso dei carichi di corsa o cammino;
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retrazione della catena posteriore (polpaccio, ischiocrurali);
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disfunzioni del sistema tonico posturale (occhio, ATM, piede, vestibolo)
La valutazione posturale: la chiave per scoprire la causa
Ogni trattamento efficace inizia da una valutazione posturale completa.
Attraverso test specifici, analisi dell’appoggio e strumenti come la pedana stabilometrica, si indaga come il corpo distribuisce i carichi e quali compensi hanno portato al sovraccarico della fascia plantare.
Spesso il problema non nasce dal piede in sé, ma da alterazioni più alte nella catena cinetica: un bacino ruotato, una disfunzione del rachide, o un disequilibrio sensoriale possono modificare la meccanica del passo e creare stress localizzati sulla pianta del piede.
Il trattamento conservativo: riequilibrare, non solo calmare il dolore
L’obiettivo non è solo ridurre il dolore, ma ripristinare l’equilibrio funzionale dell’intero corpo.
Il piano terapeutico viene costruito in modo personalizzato e può includere:
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Terapia manuale e mobilizzazioni miofasciali per liberare le tensioni della catena posteriore.
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Rieducazione posturale e stretching mirato per migliorare la flessibilità e la gestione del carico.
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Esercizi di rinforzo del piede e della caviglia per stabilizzare l’arco plantare.
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Solette posturali personalizzate, quando necessario, per riequilibrare l’appoggio.
A questi interventi si affiancano terapie strumentali mirate, utili per accelerare i processi di guarigione biologica.
Terapie strumentali di supporto
Onde d’urto
Le onde d’urto che stimolano i processi di rigenerazione tissutale.
Agiscono attraverso:
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angiogenesi, ovvero la formazione di nuovi capillari che migliorano la vascolarizzazione;
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effetto cavitazionale, che favorisce il metabolismo cellulare e riduce l’infiammazione cronica.
Sono particolarmente utili nelle fasi in cui la fascia ha sviluppato microsclerosi o degenerazione cronica.
Diatermia
La diatermia (tecarterapia) utilizza il calore endogeno per riattivare il microcircolo, favorire il drenaggio e migliorare l’elasticità dei tessuti.
Riduce il dolore, accelera i tempi di recupero e prepara i tessuti al lavoro manuale o funzionale successivo.
Vibroterapia Novafon
La vibroterapia a onde sonore Novafon è un trattamento localizzato che agisce in profondità con microvibrazioni meccaniche.
Aiuta a:
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ridurre la tensione miofasciale;
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migliorare la propriocezione del piede;
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stimolare i recettori cutanei e muscolari, contribuendo al riequilibrio posturale.
È particolarmente utile nelle fasi sub-acute e croniche per recuperare la qualità del movimento.
Fotodinamica LPD
La terapia fotodinamica LPD sfrutta l’azione combinata della luce per stimolare la rigenerazione cellulare e modulare il processo infiammatorio.
È una terapia non invasiva e biostimolante, che favorisce la riparazione tissutale e il recupero funzionale anche nei casi resistenti.
Conclusione
La fascite plantare non è solo un’infiammazione del piede, ma il segnale di un sistema in squilibrio.
Solo una valutazione posturale approfondita permette di identificare la vera origine del problema e impostare un trattamento globale, che unisce riequilibrio funzionale, terapia manuale e tecnologie avanzate come onde d’urto, diatermia, vibroterapia e fotodinamica LPD.
L’obiettivo non è solo togliere il dolore, ma restituire al corpo la sua armonia e al piede la sua funzione naturale.
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