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Quando si parla di posturologia, bene o male si finisce sempre a parlare di plantari.

Il plantare infatti è parte integrante della rieducazione posturale, ma ci sono delle differenze sostanziali tra il plantare propriocettivo e quello biocettivo, biomeccanico o ortopedico.

Il plantare propriocettivo è un dispositivo progettato e costruito sulla persona, secondo una visione neurofisiologica della postura.

Il suo utilizzo modifica e corregge le informazioni alterate che arrivano dal piede, aiutandoci nella riprogrammazione posturale globale attraverso la stimolazione specifica dei recettori plantari.

L’applicazione di specifici micro spessori in corrispondenza dei recettori del piede, innescano un riflesso miotatico che è in grado di attivare determinate catene muscolari, modificando l’assetto posturale.

Ovviamente è necessario che ci sia lo stimolo corretto per ogni recettore affinché ci sia un risultato valido, proprio per questo motivo il plantare propriocettivo deve essere personalizzato e su misura.

Come detto su, il plantare propriocettivo rieduca la postura attraverso i riflessi, a differenza invece di quelli biocettivi con riempimento della volta che fanno perdere al piede la sua funzione nel tempo.

Proprio per questo motivo, ai giorni nostri è superato. Non solo non rieduca la postura, ma fa perdere al piede la sua funzione propriocettiva. Inoltre fa toccare il piede in tutti i suoi punti e l’uso prolungato non può che farne scaturire due piedi piatti.

La pianta del piede infatti, non ha meccanorecettori su tutta la superficie, ma solo in alcune aree particolari, che sono le aree di contatto a terra: la volta del piede NON presenta questi recettori, in quanto non deve poggiare.

In sintesi, il piede non deve essere ne piatto ne cavo, ed il plantare biomeccanico si usa solo per i soggetti che non riescono più a stare in equilibrio monopodalico e non possono essere rieducati.

Il plantare propriocettivo ha di conseguenza vantaggi notevoli, oltre che un ruolo attivo nel miglioramento della postura: non ricerca una correzione meccanica del disequilibrio, ma stimola un processo di adeguamento continuo poiché agisce a livello neurofisiologico, spiegando al cervello come usare in muscoli in modo diverso per poter alzare la volta plantare.

Un’altro grande vantaggio di questo dispositivo è che non crea dipendenza, a differenza dei plantari biocettivi, che con il passare del tempo vanno rifatti e spesso “alzati” come arco plantare.

Il plantare propriocettivo a rieducazione posturale completata può essere tolto senza nessuna perturbazione sul nostro corpo.

Quindi basta solo il plantare?

No, per prolungare l’efficacia del trattamento è necessario innanzitutto far affiancare al paziente una serie di esercizi specifici che servono ad aumentare la propriocezione del piede.

Se il piede non percepisce gli stimoli propriocettivi, la terapia con plantare sarà sicuramente più lunga e meno efficace.

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